ASFALTIAMO LE STELLE

Non ci basta la cementificazione, la deforestazione, il prosciugare laghi e fiumi. No. Dobbiamo “asfaltare” il cielo. Trasformarlo in un immenso telo dove proiettare i nostri “consigli per gli acquisti”.
“Le pubblicità sopra di me, la legge del consumismo dentro di me”, così forse sarebbe suonato l’aforisma di Kant se avesse vissuto oggi.
L’antropizzazione dell’esistente procede a passo d’oca: il progetto in questione prevede di portare in cielo 12 mila satelliti, 100 dei quali saranno costantemente visibili ad occhio nudo.
Non esisterà più luogo dove posare gli occhi che non porti su di sé le evidenti impronte umane, spesso sotto forma di rifiuti, di pezzi di pianeta strappati a morsi, di strutture in acciaio e cemento incastonate nel paesaggio come un impianto cibernetico cucito a forza sulla faccia di un bambino.
Che le stelle cessino di esistere, che la Luna smetta di schiarire le notti, quello spazio serve allo spettacolo di cui tutti siamo al contempo passivi spettatori e attivi sceneggiatori: va in scena l’abuso e il dominio su ogni singolo atomo su cui si può mettere mano, che può sottomettersi ed essere sfruttato per la marcia della megamacchina.

60 nuovi satelliti e pubblicità orbitale, le notti stellate non saranno più le stesse

 

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