Questo è il Deviance Project, un percorso che abbiamo deciso di intraprendere ispirati dalle idee che nel passato hanno seriamente e radicalmente messo in discussione i cardini di questa società, perché non possiamo accettare che queste siano state accantonate mentre le problematiche che hanno affrontato non solo persistono, sono degenerate.
Il Progetto è nato dall’intento di un gruppo di musicisti di infondere nell’ascoltatore la voglia di osservare il mondo per ciò che è diventato: qualcosa che evidentemente non sta funzionando.

Per fare questo è stato necessario mettere prima in totale discussione noi stessi e le nostre convinzioni, attraverso un lunghissimo percorso di studio e ricerca, anche interiore, che ci ha portati ad analizzare ciò che nelle diverse civiltà susseguitesi nella storia è rimasto immutato. In questa fase si sono affiancati diversi attivisti giunti alla nostra stessa visione: c’è bisogno di un cambiamento radicale, senza mezzi termini e senza rattoppi inutili. Si è così giunti alla fase finale cioè la nascita del Deviance Project nella sua forma attuale.

In passato abbiamo assistito a molte importanti e sentite proteste contro la guerra, le disuguaglianze, contro lo strapotere della finanza, delle multinazionali. Rispetto ad allora, oggi ci sono più guerre, più povertà, più stato di polizia, più controllo, più accentramento del potere. L’unica cosa che è diminuita è la gente che riconosce questi problemi per quello che sono, probabilmente perché siamo arrivati al punto di considerarli come irrisolvibili, se non addirittura come necessari. Ripartiamo da quegli stessi temi, imparando dagli errori che hanno fatto sì che quelle battaglie fossero disinnescate, con la consapevolezza che oggi abbiamo molta più responsabilità e sempre meno tempo a disposizione.

Ma da soli possiamo fare ben poco: questo progetto è un appello a tutte le persone che hanno iniziato a capire le falle del sistema in cui viviamo e sentono il bisogno di cambiare profondamente, personalmente, singolarmente ma uniti, senza partiti, organizzazioni o capi.

E’ importante che cominciamo a non sentirci più soli, che cominciamo a realizzare di essere già parte di qualcosa che potrebbe concretamente cambiare le cose se solo ottenesse l’attenzione e la risposta che merita.

Puntiamo a formare un fronte comunitario col quale si vada oltre alla classica manifestazione di piazza (che dà l’opportunità al potere di reprimerci), oltre al classico dibattito (che dà l’opportunità alla dialettica di farci fraintendere). Piuttosto vogliamo investire sulla comunicazione artistica, sul dissenso, sul boicottaggio.

L’idea è quella di usare l’arte per stimolare una critica radicale, offrendo una quantità tale di diverse chiavi di lettura da far sembrare folle rimanere indifferenti. L’arte non usa la dialettica: comunica direttamente con la nostra parte più profonda ed è la chiave di questo progetto proprio perché noi non vendiamo soluzioni economiche o politiche, noi offriamo dubbi e domande, perché rivolgendoci le domande giuste, avremo le vere risposte, le uniche che servono a fare di questo mondo un posto davvero migliore per tutti.

È innegabile che se la realtà che ci circonda è il risultato di ogni singolo consenso, è fondamentale partire dal dissenso.

Quello che vorremmo ottenere è una risposta immunitaria che parta da ogni singolo individuo, che non sia canalizzata da alcuna forza politica, movimento o qualsiasi altra forma gerarchica di organizzazione perché queste forme sono manipolabili, sono corrotte o corrompono. Noi vogliamo veder emergere un’avanguardia di individui che aspirino a ripristinare la libertà e l’indipendenza che ci appartengono per natura e di cui siamo stati privati attraverso il nostro colpevole consenso.