Il “Golpe Borghese”

Il “Golpe Borghese” è il nome con cui viene ricordato il tentativo di sovvertire il governo avvenuto tra il 7 e l’8 Dicembre 1970.
La vicenda è talmente pregna di eventi e connessioni che, se letti con occhi lucidi e disincantati, dovrebbero creare una “bomba atomica” che rade al suolo qualsiasi concezione positiva e garantista delle istituzioni.

Da intercettazioni, testimonianze e documenti desecretati emerge un quadro riassuntivo che dimostra come mafia, massoneria, elementi reazionari di estrema destra, punte di diamante dell’imprenditoria italiana e servizi segreti dialogassero cospicuamente per tirare i fili di un Risiko non certo improvvisato, eccezionale e momentaneo, ma evidentemente collaudato, oliato e complesso.istituzioni,

Il golpe fu ideato e organizzato dal Principe Junio Valerio Borghese, fondatore del Fronte Nazionale e in stretto rapporto con Avanguardia Nazionale, noto per i crimini commessi durante la Seconda Guerra Mondiale ai danni dei civili e per aver condotto i volontari della X Mas contro il governo Badoglio, rimanendo fedele alle forze dell’Asse anche dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943. Processato per collaborazionismo con il nemico e crimini di guerra, la sua condanna fu mitigata da attenuanti ottenute con la mediazione dei servizi segreti statunitensi, traducendosi in pochi anni di carcere e poi la libertà.

Il principe Borghese era riuscito ad avere cospicui finanziamenti da imprenditori facoltosi, uomini infiltrati ai vertici istituzionali, affiliati mafiosi giunti a Roma e la disponibilità di 500/1000 truppe armate supportate dall’artiglieria che quella notte erano schierate e pronte all’azione. Tanti gli obiettivi: occupare i ministeri degli Interni, della Difesa, irrompere nel Parlamento e deportare i dissidenti. Era stata prevista l’uccisione del capo della Polizia Vicari e il sequestro del Presidente della Repubblica Saragat.
Obiettivo ultimo l’occupazione delle sedi Rai dalle quali sarebbe partito il proclama alla Nazione che Borghese stesso avrebbe letto agli italiani.

La particolarità di questo golpe sta nel fatto che non fu portato a termine per un improvviso e misterioso contrordine dell’ultimo momento.

Questi sono alcuni dei fatti più eclatanti:

– La vicenda venne a galla pubblicamente solo tre mesi dopo l’accaduto.

– Dopo varie istruttorie e archiviazioni, il processo fu istituito solo sette anni dopo e nel 1985 la Cassazione concluse che il tutto era riconducibile a un “conciliabolo di quattro o cinque sessantenni” assolvendo i numerosi imputati. Nella sentenza, addirittura, la presenza di una colonna di mezzi militari e quasi 200 uomini della forestale appostati a pochi metri dalle sedi Rai viene spiegata come una mera coincidenza.

– Nel 1991, più di 20 anni dopo, si scoprì che le intercettazioni di Labruna, numero due dei servizi segreti militari, furono accuratamente ripulite da fatti e nomi fondamentali prima della consegna alla magistratura. Da queste emerse che Licio Gelli, Gran Maestro della P2, avrebbe avuto il compito di rapire il Presidente della Repubblica Saragat e la mafia quello di uccidere il capo della polizia Vicari.

– Nel 2004, grazie al Freedom Act, vennero desecretati dei documenti che provano come l’ambasciata USA in Italia fosse a conoscenza del piano golpista prima della sua messa in opera. Diversi pentiti mafiosi confermarono questo fatto e addirittura Buscetta raccontò di come, al ritorno negli USA dopo la riunione con i vertici mafiosi avvenuta in Italia per decidere se partecipare al golpe, fu fermato all’aeroporto da agenti dell’FBI che gli chiesero aggiornamenti proprio sul golpe.

– Secondo Adriano Monti, mediatore tra Borghese e apparati statunitensi, il contrordine partì proprio dagli americani che avevano supportato il golpe solo in virtù della garanzia che un politico italiano da loro indicato avrebbe dovuto guidare il nuovo governo e che però rifiutò questo incarico.
Il politico italiano in questione è lo stesso che, nel 1974 durante la sua carica di Ministro della Difesa, consegnò alla magistratura le intercettazioni, consapevole della loro alterazione: Giulio Andreotti.

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