QUALE PROGRESSO?

Oggi siamo abituati a chiamare “progresso” ciò che in effetti non lo è affatto.
Se tu vivessi in una famiglia in cui tutti i membri, eccetto uno, hanno difficoltà a realizzare i propri sogni, sentirsi felici o persino sfamarsi e vestirsi, come giudicheresti il comportamento di quella persona, quella singola eccezione che, invece, ha risorse apparentemente illimitate e magari sostituisce il suo economico orologio digitale comprandone uno d’oro con altimetro, cronometro e barometro?
Come chiameresti questo scenario?
Lo chiameresti “progresso”? Io non credo.
Quindi costruire auto da 400 km/h, smartphones, stazioni spaziali, persino esplorare il cosmo, capire i segreti della chimica, della fisica… niente di tutto questo può essere chiamato “progresso”, non mentre su questo pianeta esiste una sola persona infelice, incapace di realizzare qualunque sogno perché in disperato bisogno delle primarie necessità che le risorse impiegate in quel “progresso” potrebbero soddisfare.
L’unico motivo per il quale consideriamo orrendo e insensato quello scenario familiare descritto poco sopra e accettiamo invece lo stesso identico scenario a livello mondiale, persino assecondandolo e glorificandolo, è che non siamo più in grado di vederci come una grande famiglia, ingannati da fantasie sociopolitiche come i confini e le classi sociali, e abbiamo anche completamente rinunciato, abbagliati da invenzioni finanziarie e spauracchi economici, a pretendere la felicità e la realizzazione umana di tutti, dimenticando anche che la felicità altrui è il solo ed unico modo di ottenere la propria.

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