Che femminismo vorremmo?

In questi giorni è avvenuto un fatto che ha portato il Deviance Project a prendere una posizione pubblica visto che riguarda l’attivismo e un tema per noi molto importante.

Gli avvenimenti hanno coinvolto Marco Crepaldi, un ragazzo di 30 anni, psicologo, fondatore dell’associazione Hikikomori Italia (con la quale ha portato più di tutti alla luce in Italia il fenomeno dei ritirati sociali detto appunto “hikikomori”). Crepaldi si è molto occupato anche di divulgazione sui social, soprattutto su youtube, attraverso il canale “Hikikomori Italia” (157 video) e il canale “Marco Crepaldi” (126 video + 1 temporaneamente oscurato). I temi sociali toccati in questi video sono numerosi, tra i quali scuola, depressione esistenziale, solitudine, anoressia, fenomeni incel/mra/redpillati, sessualità, suicidio, successo e paura del fallimento, dipendenza dal porno, matrimonio, attualità politica, discriminazioni, competitività, moralità, ecc.

Tra questi temi ce ne sono anche alcuni che ultimamente gli hanno creato non pochi problemi, vale a dire sessismo, maschilismo, femminismo, misoginia, patriarcato. Argomenti trattati da Crepaldi con un taglio tendenzialmente critico verso quella parte del mondo femminista che si dichiara per la parità sulla carta, ma poi nel concreto ignora quasi completamente le problematiche anche maschili connesse al patriarcato, sfociando addirittura nell’odio verso la categoria maschile tutta.

COSA È SUCCESSO
In risposta alle sue critiche, Crepaldi ha subito una shitstorm di rara portata e violenza, tale da farlo apparire in tendenze su twitter. Alcune delle frasi più ricorrenti sono riportate fedelmente nell’immagine allegata. Non stiamo parlando quindi di mere critiche sulle sue opinioni, magari anche feroci, ma di veri e propri insulti verso la persona fino ad esplicite minacce di violenza e morte. Senza contare accuse/etichette completamente inventate ed usate solo per screditare chi parla senza andare nel merito di quello che dice, peraltro alcune usate da persone che poi hanno ammesso di non avere mai visto un suo video.
La reazione di Crepaldi è stata quella di annunciare la sospensione dell’attività divulgativa su questi temi, forse per sempre, per l’incapacità di reggere la pressione dell’odio nei suoi confronti.

IL LINCIAGGIO
Su questo metodo squadrista e violento di affrontare un dibattito sociale non ci dovrebbe essere nulla da dire. Ma purtroppo non è una novità. In questo specifico caso oltretutto il bersaglio della shitstorm non è un personaggio famoso abituato a certe dinamiche e nemmeno qualcuno che provoca, anzi, non ha mai alzato i toni in nessun modo e si è sempre reso disponibile quanto possibile per rispondere alle critiche nel merito.
Questo non è il fulcro del problema ma è una forte aggravante perché anche se fossimo davanti a qualcuno che produce contenuti provocatori e di pessima qualità, persino davvero apertamente maschilisti, il linciaggio rimarrebbe incomprensibile e intollerabile oltre che dannoso per la causa.

LA NOSTRA POSIZIONE
La società patriarcale è un meccanismo che soffoca, danneggia e svilisce principalmente la donna sotto una infinita varietà di forme. Ma questo stesso meccanismo è variegato, complesso e molti suoi aspetti trasversali arrivano a danneggiare anche gli uomini. Non ci devono essere problemi ad ammettere una realtà fattuale come questa, non ci devono essere problemi a parlare anche di questo aspetto. Gli uomini non possono e non devono essere esclusi dalla lotta femminista, non c’è alcuna ragione.
Uno dei problemi principali è che davvero esistono maschilisti che sotto la falsa bandiera dell’inclusività e del “guardiamo anche ai problemi degli uomini” in realtà vogliono togliere forza e credibilità al femminismo, esautorandolo, inibendolo, per mantenere lo status quo patriarcale, non diversamente da come i “all lives matter” fanno con i “black lives matter”. Colpire tutti coloro che parlano anche di problemi maschili derivati dal patriarcato senza fare un distinguo, senza andare nel merito, con linciaggi coordinati e violenti non fa che il gioco del maschilismo e del patriarcato, perché corrobora la rappresentazione fumettistica e mistificata del femminismo che serve al patriarcato stesso: una mera lotta contro i maschi, un movimento esclusivo e matriarcale. Questo talia,modo di fare attivismo quindi inasprisce il conflitto sociale e peggiora la situazione sia degli uomini che delle donne.

Questo per noi è di una gravità enorme. Ci dissociamo e prendiamo nettamente le distanze da questo modo di fare attivismo e ribadiamo con forza che il Deviance Project è femminista intendendo un femminismo inclusivo, aperto, critico anche verso se stesso quando serve e che lotti attraverso la critica sociale, con argomenti validi, seri e convincenti, non un movimento che adotta tattiche squadriste, esclusivo, che fa uso di stereotipi per zittire gli altri con modalità che sulla carta, ipocritamente, esso stesso condanna.

Non possiamo che condividere la preoccupazione per un movimento che si sta purtroppo trasformando nella parodia di cui viene accusato da sempre. Da anni ci sforziamo di ripetere che il vero femminismo è per la parità, che si interessa della decostruzione dei ruoli di genere (e quindi anche delle problematiche maschili), del patriarcato, che i fanatismi sono ovunque ma bisogna guardare a chi tratta l’argomento seriamente. Col passare degli anni e degli episodi abbiamo avuto purtroppo sempre più difficoltà a sostenere convintamente questa linea, e ora che facciamo fatica a trovare realtà femministe che abbiano preso le distanze da questo linciaggio, la difficoltà si è evoluta nel bisogno di scrivere questo post.
Anche se il linciaggio, la ridicolizzazione e l’ammutolimento forzato di chiunque sollevi dubbi e critiche sono fenomeni che esistono anche all’interno dei movimenti femministi stessi, sappiamo fortunatamente di non essere soli a pensarla così.

Ci auguriamo che questa nostra presa di posizione possa essere uno spunto di riflessione, di sicuro è servita a noi per toglierci il peso del silenzio davanti a tutto questo.

 

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