LA RAGAZZA UBUNTU

“Potremmo andare a passeggiare su quelle spiagge infinite…”

“E farci rapinare su quelle spiagge infinite!” 

“Ma dai! Potremmo visitare Johannesburg, scoprire il cuore artistico e culturale di un intero continente…”

“Sì, e magari finire anche noi nella media dei 17 omicidi al giorno di quel cuore artistico!”

“Insomma il Sud Africa non è mica una nazione in guerra, l’energie di Mandela, di Desmond Tutu hanno cambiato il paese…”

“Certo, adesso a Soweto ci sono i lussosi palazzi dei nuovi ricchi e nelle altre township i poveri sono ancora più poveri!”

Se doveste decidere di programmare un viaggio in Sud Africa, potreste ritrovarvi anche voi nei dialoghi di questa coppia. Dal Sud Africa i media ci portano le immagini e le suggestioni del “lungo cammino verso la libertà” di Nelson Mandela e del suo popolo ma anche le immagini ed il terrore dei 34 minatori, della miniera Lonmin alle porte di Pretoria,  uccisi lo scorso anno mentre scioperavano dalla polizia, non più bianca ma non meno spietata. Ma che c’entra il Sud Africa con l’economia dei sogni? C’entra, grazie al sogno di Sonja Kruse.


Una giovane donna sudafricana che ha voluto verificare di persona se lo spirito dell’Ubuntu sia sopravvissuto ai contrasti vecchi e nuovi del suo paese. Umuntu ngumuntu ngabantu, “io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo”: questo è il senso dell’Ubuntu e Sonja l’ha messo alla prova, viaggiando per un anno intero senza nessun mezzo materiale ed economico per mantenersi. A piedi, senza una tenda e senza sacco a pelo, ha così visitato 114 città e incontrato 150 famiglie appartenenti a 16 diverse tradizioni culturali con almeno una cosa in comune: tutte si sono prese cura di lei e delle sue necessità, non ha mai dovuto pagare per il cibo, i trasporti, l’alloggio. La generosità, la cura, l’Ubuntu sono ancora vivi e vegeti in Sud Africa ed il sogno di Sonja ed il suo viaggio stanno diventando un libro ed una vita impegnata nella testimonianza che la nostra vera natura brilla più dei diamanti sudafricani. “Volevo ricordare a tutti noi quanto siamo connessi. Ed il modo più facile per me di vivere questa interconnessione era dover chiedere, dipendere dalle altre persone per la mia sopravvivenza, dall’acqua da bere al …dentifricio!”. “Volevo mostrare che non siamo dipendenti dal denaro. Se ti stai veramente mettendo in connessione con le persone, rispettandole, il dono che fai loro semplicemente essendoci, è la tua moneta”.

Abbiamo appena parlato di Tomi Astikainen, dalla fredda Finlandia e adesso è la volta di Sonja Kruse dalla calda Africa, da nord a sud, la nostra specie è pronta per un’altra economia, un’economia del dono. E chi, come Tomi e Sonja, vuole percorrere i propri sogni non deve preoccuparsi di niente se non del compiere, non solo metaforicamente, il primo passo. Per queste ondate di fiducia non li ringrazieremo mai abbastanza e per lo stesso motivo continueremo a raccontarvi le storie di chi sta già percorrendo le strade dell’economia dei sogni. Il loro sogno era legato al Viaggio con la v maiuscola, ed il vostro qual è? Quando potremo raccontarlo?

Il blog di Sonja

Tratto da: 33! L’economia che fa cantare di gioia

 

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