MORIRE DI CIVILTA’

Esiste qualcos’altro di così tragicamente perfetto per constatare il fallimento della civiltà e l’inutilità dei governi rispetto a un cataclisma come un terremoto?

Lo standard civile ci vede vivere in ghetti umani separati dalla natura, chiusi tra 4 mura, costruiti deturpando il territorio e rendendolo nostro antagonista. Non si muore per il terremoto: si muore per quello che abbiamo costruito che ci cade sulla testa; così come non si muore per un’inondazione: si muore perché si sono distrutti argini, deforestato, impedito alla natura di disperdere la propria energia. Senza contare il fatto che siamo diventati completamente analfabeti rispetto ai messaggi che essa stessa ci dà prima di eventi simili. Vivere con la natura, nella natura e sapendola ascoltare ci farebbe vivere al sicuro più di qualsiasi follia tecnologica possiamo immaginare.

D’altra parte i governi, ancora visti da molti come la migliore, naturale ed inevitabile organizzazione sociale umana, non possono che fare appello alla bontà, alla solidarietà, all’aiuto reciproco per portare un po’ d’aiuto in società vittime delle loro stesse regole. Quando vedi che tutto dipende da volontari, dal sacrificio, dalle energie del singolo, allora non può che diventare palese che la sovrastruttura governativa non funziona e tutte le vessazioni sociali, politiche, finanziarie subite in suo nome non si manifestano in un qualcosa che ci protegge e ci aiuta nel momento del bisogno.

Fonte: Mason Massy James

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